Circolare DAP(Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) 21/10/2025.0454011.U Gentile signor Ministro della Giustizia,
Gentile signor Ministro della Giustizia,
noi familiari di vittime delle azioni terroristiche, della lotta armata e della criminalità organizzata,
da tempo impegnati in attività volte a realizzare il dettato Costituzionale di favorire la rieducazione dei detenuti,
• consci del fatto che il ripensamento del proprio passato criminale molto raramente è frutto di
un’improvvisa “illuminazione”, essendo più spesso il risultato di una contaminazione culturale,
emotiva e relazionale, che supera le barriere fisiche tra il mondo esterno ed interno alle carceri,
• consapevoli che anche la semplice partecipazione a incontri e confronti con il mondo esterno rappresenta per i detenuti coinvolti una iniziale rottura verso il passato, esponendoli ai rischi e pericoli di emarginazione ben noti a chi frequenta le carceri,
• convinti che il cambiamento di valori richieda costanti, faticosi, lunghi e dolorosi processi di revisione critica del proprio vissuto, di assunzione di responsabilità molteplici e di emancipazione emotiva e culturale dal passato,
• consapevoli che il riconoscimento reciproco dell’uomo detenuto e della vittima costituisce il presupposto di un fecondo rapporto di relazione trasformativa,
• essendo testimoni dei cambiamenti indotti da queste frequentazioni anche nella relazione dei detenuti con l’autorità rappresentata dal personale di custodia,
• avendo constatato di persona l’importanza e la ricchezza dei confronti tra detenuti e studenti nel processo rieducativo, poiché questi ultimi spesso rappresentano il volto dei loro figli,
• avendo altresì constatato il valore sociale, psicologico e morale di questi incontri, al fine di prevenire il bullismo e derive criminali negli adolescenti,
• convinti che un cambiamento, una emancipazione ed una nuova scelta di campo sia possibile anche per chi ha commesso delitti particolarmente gravi,
• avendo sperimentato personalmente come questi incontri aiutino anche noi vittime della violenza a vivere le ferite del passato in modo diverso,
• consapevoli che la sicurezza della società dipende dalla qualità della cittadinanza di chi esce dal carcere,
guardiamo con notevole perplessità e sofferenza personale alle norme restrittive recentemente introdotte nelle carceri italiane volte a irrigidire, limitare e contingentare queste feconde attività di relazione tra detenuti e cittadini, in particolare laddove queste vengono obbligatoriamente sottoposte ad una impersonale e spesso soffocante centralizzazione burocratica.
Giovanni Bachelet Fiammetta Borsellino Marisa Fiorani Manlio Milani
Lucia Montanino Maria Agnese Moro Giovanni Ricci Sabina Rossa
Paolo Setti Carraro
http://www.ristretti.it/commenti/2025/novembre/pdf2/lettera_vittime.pdf
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