Avvocato. Iuri Maria Prado
"In ottica liberale, si sta pregiudizialmente senza sé e senza ma dalla parte dei ladri, degli inquisiti, dei corruttori e dei disonesti non perché piacciano il furto o la corruzione, ma perché tutta questa gente quando sottoposta a giustizia diventa la parte debole, la parte rispetto alla quale l'ordinamento deve apprestare tutele. Non perché forse sono innocenti, ma perché gli indagati sono parte debole", spiega Prado.
"Quando si ha sentore di una giustizia che somiglia parecchio a quella che abbiamo vissuto anche noi, con la plebaglia a far girotondo sotto i balconi delle procure, a chiedere ai magistrati di far sognare il popolo onesto...". "Perché plebaglia?", lo interrompe Paragone. "Perché chiedere agitando i cappi... La giustizia si fa in silenzio, nelle aule, non sull'onda della piazza che agita la forca. Se devo scegliere da che parte stare scelgo la parte dei cattivi e non dei presunti onesti. Si ha sentore che si tratti di una giustizia così quando si vede una bambina di 22 mesi accompagnata dal nonno a trovare la mamma in carcere, che non è inquisita per reati di sangue". Il riferimento di Prado è Eva Kaili, ex vicepresidente dell'Europarlamento.
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Importa abbastanza abbastanza poco, anzi nulla, che l'abbiano tenuta lontana dalla figlia di 22 mesi per tenerla sotto pressione, o per la semplice routine di una giustizia infame: resta che Eva Kaili chiedeva di vedere la bambina da settimane, e solo ieri le hanno concesso un paio d'ore con lei. Questa signora è in galera prima del processo, per presunti reati ata arrestata non certo di sangue, e si deve capire per quale motivo mai possano essere ritenute preminenti le necessità cautelari quando queste sacrificano così gravemente, crudelmente, il bisogno di una bambina di stare con la propria madre. Nulla giustifica questo schifo, questa vergogna, questo abominio: la giustizia che infierisce sulla vita di una figlia neppure di due anni. E non si sa come possa dormire il responsabile di questa inumanità.
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(Alfredo Cospito)...la sua iniziativa, come mai nessun’altra prima da parte di chicchessia, ha avuto il merito di sbattere in faccia alle piazze della forca e ai sacerdoti dell’inquisizione antimafia: vale a dire la strepitosa incompatibilità costituzionale di questo sistema di segregazione e la vergognosa abusività del dispositivo posto ad attuarlo, con l’aguzzino di Stato che protegge la sicurezza nazionale vietando al detenuto di tenere in cella la fotografia dei genitori o proibendogli di ascoltare la musica neomelodica, indizio di perdurante e temibile affezione del soggetto al milieu della mala cantato sulle note di quelle pericolose canzuncelle.In pratica doveva morire senza tante storie, con tanti bei disordini in giro e tanti editoriali impettiti a spiegare che lo Stato non subisce certi ricatti e che “il 41 bis non si tocca”, come identicamente si insegna a destra e a manca. Oppure ricominciare a mangiare qualcosa e prendersi la dovuta dose di sberleffi. Un bel Paese.
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(che orrore le torture di Verona)
Ma il fatto che quelle violenze siano anche solo per ipotesi commesse da funzionari di pubblica sicurezza obbliga tutti a un supplemento di urgentissima attenzione, soprattutto in un clima generale che sgradevolmente tira in senso opposto e cioè a una specie di preventiva assoluzione che per tutelare “le forze dell’ordine” insorge a proteggerne le devianze e le illegalità.E purtroppo non basta. Perché la notizia secondo cui quei presunti e tanti abusi riguarderebbero, pressoché sempre e con una sola eccezione, immigrati ed emarginati, ebbene aggrava ulteriormente una vicenda che, se trovasse conferma, sarebbe già abbastanza allarmante. E anche qui occorre non cadere in nessuno dei due errori di cui si diceva all’inizio: e cioè affettare indignazione fingendo di non sapere che proprio nei confronti di quei soggetti – immigrati, emarginati, disturbati di mente – più spesso si consumano simili violenze; oppure – peggio, e non si dica che non si assiste sistematicamente allo scatto di quest’altro meccanismo – fare spallucce perché d’accordo che sono brutte cose, d’accordo che non devono succedere, d’accordo che chi sbaglia deve pagare, ma è pur sempre una multiforme canaglia (il clandestino, il drogato, magari la transessuale) quella di cui stiamo parlando, e nella tutela dei diritti bisognerà pur ricordare che prima vengono gli italiani.
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