Governing through Crime: How the War on Crime Transformed American Democracy and Created a Culture of Fear”


Governare attraverso il crimine: come la guerra al crimine ha trasformato la democrazia americana e ha creato una cultura della paura (Studi sul crimine e politiche pubbliche) 1a edizione


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A proposito di simboli, ergastolo ostativo e pena: esiste la tentazione di utilizzare esseri umani imprigionati a vita come simbolo e funzionali alle esigenze preventive generali?


Si ha il timore che una persona, pur avendo scontato una lunga pena per un grave reato, torni a delinquere se lasciata libera. È questa una credenza molto diffusa e sta alla base dell’avversione dei benefici penitenziari. Nel carcere, come dice spesso pure Salvini, bisogna andarci e marcire, così i cittadini sono sereni e tranquilli. Poi c’è indubbiamente come diceva lei l’aspetto di prevenzione generale: si pensa che più si può sbandierare il fatto che pericolosi mafiosi e terroristi stanno in carcere segregati e più si dimostra che lo Stato difende la collettività.

Ma in realtà sono credenze errate.

Questo problema è stato studiato da tempo. Consiglio di leggere un libro molto famoso che nel 2007 uscì negli Stati Uniti: “Governing through Crime: How the War on Crime Transformed American Democracy and Created a Culture of Fear”: governare attraverso il crimine, enfatizzando la paura del delitto e quindi spingere i cittadini a mettersi nelle braccia dei governanti.


Intervista a Ennio Amodio---professore emerito di procedura penale all'Università di Milano

«L’ossessione panpenalista minaccia le nostre libertà»

sta in

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Governare attraverso il crimine: come la guerra al crimine ha trasformato la democrazia americana e ha creato una cultura della paura (Studi sul crimine e politiche pubbliche) 1a edizione


In tutta l'America oggi le comunità chiuse si estendono dai centri urbani, i datori di lavoro impongono test antidroga obbligatori e le scuole controllano gli studenti con metal detector. I problemi sociali che vanno dalla dipendenza dal welfare alla disuguaglianza educativa sono stati riconcettualizzati come crimini, con un focus conseguente sull'assegnazione di colpe e sull'imposizione di conseguenze. Anche prima dei recenti attacchi terroristici, i residenti non cittadini erano stati soggetti a un regime sempre più severo di detenzione e deportazione e i potenziali dipendenti erano stati sottoposti a controlli sui precedenti. Come e quando il nostro mondo quotidiano è stato dominato dalla paura, ogni cittadino è stato trattato come un potenziale criminale?


In questo lavoro sorprendentemente originale, Jonathan Simon fa risalire questo schema al crollo dell'approccio del New Deal al governo durante gli anni '60, quando il calo della fiducia nelle politiche di governo guidate da esperti inviò i leader politici alla ricerca di nuovi modelli di governo. La Guerra al Crimine offriva una pronta soluzione al loro problema: i politici stabilivano i programmi disegnando analogie con il crimine e ridefinivano il cittadino ideale come vittima di un crimine, una persona le cui vulnerabilità aprivano la porta a un intervento prepotente del governo. Negli anni '80, questa trasformazione dei poteri centrali del governo si era estesa alle istituzioni che governano la vita quotidiana. Presto le nostre scuole, le nostre famiglie, i nostri luoghi di lavoro e le nostre comunità residenziali furono governate dalla criminalità.


Questo potente lavoro si conclude con un appello affinché i cittadini passivi diventino partner coinvolti nella gestione del rischio e nel trattamento dei mali sociali. Solo unendoci per produrre sicurezza, possiamo liberarci da una logica di dominio degli altri, e dalla paura che attualmente governa la nostra quotidianità.




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