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Visualizzazione dei post da marzo, 2023

Per chi suona la campana quando muore un detenuto?

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Suonerà per lui, certo. Forse era suonata già prima, nell’esatto momento in cui ha perso la speranza. Ma c’è sempre qualcos’altro da perdere. Se era un anziano e gli piaceva il mare non si siederà più a guardarlo vicino al bagnasciuga. Se era un adulto non abbraccerà più la sua compagna, non arrufferà più i capelli dei suoi figli, non finirà più di sistemare il tavolo traballante. Se era un giovane non correrà più su una moto a sentire il vento, non si tufferà dallo scoglio più alto, non farà più casino con gli amici, non gli batterà più il cuore per una ragazza. La stessa campana suonerà per tutti quelli che hanno amato chi non c’è più. Suonerà per le sue vittime, se ce ne sono, perché nessuna riparazione e nessun perdono saranno più possibili. Suonerà per tutti gli esseri umani che, ammesso che ci abbiano mai pensato, considerano il carcere altro da sé e sono indifferenti o ostili a chi ci sta dentro, perché non avranno più l’occasione di provare compassione per altri esseri umani co

Un tribunale iniquo è peggio di un brigante

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Un tribunale iniquo è peggio di un brigante “Un tribunale iniquo è peggio di un brigante” è una citazione da Aleksandr Solzhenicyn, scrittore russo internato per anni nel Gulag. E di briganti ce ne sono nel mondo della giustizia, e anche di imboscate, quando l’ideologia è più forte della legge. Scrive Alessandro Barbano, giornalista “ La giustizia in questo Paese è una macchina del dolore non giustificabile. (…) Il  vulnus del nostro diritto nasce da  un gigantesco equivoco che ha visto slittare il diritto penale dal fatto al reo. Non si condanna più un delitto accertato, spesso si condanna la pericolosità sociale di chi è accusato o anche solo sospettato di aver commesso un reato. Si procede per sospetti preventivi generalizzati e per condanne sociali e mediatizzate ”. Ma ci sono anche magistrati che credono di più a un cambiamento culturale che a una “guerra” alla criminalità condotta solo con strumenti bellici, come scrive Stefano Musolino, sostituto procuratore a Reggio:  “ Diciamo